Recensioni

martedì 24 febbraio 2015

Invito alla lettura di... "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez

Ho rispolverato una mia vecchissima copia di un romanzo molto particolare che è divenuto una tra le opere più significative della letteratura del Novecento.
  Lo lessi la prima volta tanti anni fa, quando la mia mente non era ancora pronta per accogliere in pieno questo capolavoro, così, in questi giorni, mi sono rituffata tra le pagine ingiallite, profumate di caramello e di chiodi di garofano, e mi sono immersa completamente in questa splendida lettura che consiglio vivamente.



Il libro è “Cent'anni di solitudine”, un romanzo del 1967 dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982.
  Il romanzo narra le vicende della famiglia Buendìa, che si svolgono nell'arco di un secolo a Macondo: una città immaginaria, immersa nella foresta colombiana, nei pressi della costa del Mare Caraibico.
 La città è fondata dal capostipite José Arcadio Buendía, che, partendo da Riohacha, s'inoltra nella sierra per quasi due anni, imbattendosi in un enorme galeone spagnolo, fino a raggiungere il territorio in cui sorgeranno le prime case di fango che verrà denominato Macondo.

“Quando si svegliarono, già col sole alto, rimasero stupefatti. Davanti a loro, circondato da felci e palme, bianco e polveroso nella silenziosa luce del mattino, c'era un enorme galeone spagnolo. Leggermente piegato a tribordo, dalla sua alberatura intatta pendevano i brandelli squallidi della velatura, tra sartie adorne di orchidee. Lo scafo, coperto da una nitida corazza di remora pietrificata e di musco tenero, era fermamente inchiavardato in un pavimento di pietre. Tutta la struttura sembrava occupare un ambito proprio, uno spazio di solitudine e di dimenticanza, vietato ai vizi del tempo e alle abitudini degli uccelli. Nell'interno, che la spedizione esplorò con un prudente fervore, non c'era altro che un fitto bosco di fiori.” [cit.]

Il romanzo è un susseguirsi di numerose vicende, dai contorni surreali, tragici, umoristici, realistici e magici, di sette generazioni della famiglia Buendìa. In seguito questo stile narrativo verrà denominato "realismo magico".
  La narrazione non è lineare e la circolarità che caratterizza il tempo della vita dei vari discendenti di José Arcadio e di Ursula, si ritrova nello scorrere delle vicende narrate dall'autore.
  I Buendia, infatti, sono segnati da un destino che si ripete per ogni discendente: agli uomini della famiglia vengono dati gli stessi nomi e ad ogni nome corrispondono determinate caratteristiche. I Jose Arcadio presentano il fisico massiccio, sono estroversi, energici, ma destinati ad un'esistenza solitaria, mentre gli Aureliano sono minuti, solitari, introversi e dotati di chiaroveggenza.
  Le donne hanno una caratterizzazione peculiare, ognuna differente dall'altra. Tra uomini, spesso vittime delle loro stesse passioni, tanto da soccomberne, spicca la praticità e la forza di una donna: Ursula, che è in grado di trascinare la volontà degli uomini e tenere in piedi la propria famiglia.

Quando riconobbe la voce della bisnonna, girò la testa verso la porta, cercò di sorridere, e senza saperlo ripeté una antica frase di Ursula.
"Cosa vuole," mormorò, "il tempo passa."
"Così è," disse Ursula, "ma non tanto."
  Dicendolo, si rese conto che stava dando la stessa risposta avuta dal colonnello Aureliano Buendìa nella sua cella di condannato, e ancora una volta rabbrividì constatando che il tempo non passava, come lei aveva appena finito di ammettere, ma che continuava a girare in giro. Ma nemmeno allora cedette alla rassegnazione.”[cit.]

  Seguire l'avvicendarsi dei personaggi, sia di quelli vivi che di quelli morti (che fanno sovente la loro comparsa nelle vicende narrate) diviene in alcuni tratti molto complesso. Questo schema tratto da wikipedia delinea tutto l'albero genealogico e può essere molto utile consultarlo durante la lettura.



  Mentre i personaggi sembrano vivere in un tempo circolare, la città di Macondo vive lunghi periodi di evoluzione, seguiti da un lungo periodo di declino totale. Dalle case di fango si passa a quelle di mattoni, poi ai pavimenti in cemento e ai tetti di zinco; poi l'evoluzione prosegue con la costruzione della cittadella della compagnia bananiera circondata da una rete elettrificata. Macondo si anima e si apre all'esterno grazie anche all'avvio della rete ferroviaria. Ma con l'avvento della compagnia bananiera, con il conseguente massacro dei lavoratori e con lunghi anni di diluvio che portano alla rovina di molte case, compresa quella dei Buendía, si avvia un lungo ed inesorabile declino. La prosperità, i ricordi e le grandi solitudini dei componenti della famiglia Buendìa si vanno perdendo definitivamente nel pomeriggio in cui un vento violentissimo spazzerà via il villaggio facendolo scomparire per sempre.

 Spero che questo piccolo spunto possa incoraggiare la lettura di questo intenso capolavoro.
Buona lettura :D 

Luce 

7 commenti:

  1. Stupenda recensione che dire complimenti!!!! Non conosco questo libro, ma ho sfiorato l acquisto rimandando di volta in volta presa dalla frenesia del titolo che avevo in testa!!! dopo questa recensione mi viene voglia di schiaffeggiarmi da sola!!!!! Per non averlo acquistato!

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    1. Grazie per i complimenti ^_^ Quando ne hai l'occasione leggilo. E' una lettura abbastanza impegnativa, ma molto bella e scorrevole.

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  2. Uhh che bel mattone! ma come hai fatto a leggerlo? Io ci ho provato tanto tempo fa e non sono arrivata alla cinquantesima pagina. Soltanto a guardare l'albero genealogico mi viene la confusione!

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    1. Dovresti riprovare, magari con l'albero genealogico davanti. Sarebbe di grande aiuto per seguire la successione dei vari personaggi che tra l'altro hanno pure tutti lo stesso nome :D

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  3. L'ho letto per la scuola e per i numerosi personaggi l'ho trovato complicato. Se avessi avuto davanti l'albero con tutti i personaggi lo avrei compreso ancora di più. magari un giorno lo rileggerò e mi metterò davanti la tua recensione :D

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    1. Ammetto che la lettura è un po' complicata. Tra l'altro ho trovato sul web questa immagine dell'albero genealogico a lettura terminata. Se l'avessi trovata prima mi avrebbe sicuramente aiutato molto. Non è stato facile seguire le sette generazioni della famiglia Buendìa, ma non è impossibile. La lettura è veramente bella e il sottile umorismo di Marquez rende la lettura molto piacevole.

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